Restringeremo il campo della nostra indagine
conoscitiva all'analisi e alla valutazione dei contesti e
delle situazioni che condizionano gli atteggiamenti
dell'assetto posturale dei ragazzi seduti al banco di scuola,
evidenziandone eventuali limiti e criticità.
La conformazione spaziale delle aule non ha permesso una
disposizione dei banchi che consentisse a tutti gli alunni di
guardare la lavagna e la cattedra mantenendo una posizione di
neutralità del segmento cervicale della colonna vertebrale
rispetto alla linea dello sguardo.
Le postazioni di lavoro presentano forma e dimensioni diverse
e gli elementi costitutivi che le compongono appaiono
assemblati più o meno casualmente; infatti, spesso risultano
incongruenti le dimensioni della sedia rispetto al banco (in
particolare l'altezza della seduta rispetto al piano di
lavoro).
Nella fotografia è evidente, nella ragazza, la situazione di disagio
provocato da un insufficiente spazio per l'alloggiamento degli
arti inferiori, e precisamente la distanza tra la superficie
inferiore del piano sottostante quello di lavoro e la
superficie superiore del poggiapiedi.
Per percentili superiori, nel quale rientra la ragazza, risulta insufficiente
all'alloggiamento degli arti anche lo spazio esistente tra il
pavimento e la superficie inferiore del piano sottostante a
quello di lavoro, e che porta ad atteggiamenti
posturali compensativi con finalità adattative alla
postazione.
In quest'altra fotografia troviamo un chiaro esempio di posizione
cifotica della colonna dorsale, con estensione del
tratto cervicale e gamba e coscia si trovano in posizione di
semi estensione per consentire l'appoggio dei piedi sul
poggiapiedi, nonostante il tronco sia accostato al margine
ventrale del piano di lavoro. Questa postura poco corretta
degli arti inferiori è verosimilmente indotta dall'eccessiva
distanza esistente tra il piano sagittale passante per il
poggiapiedi e il piano
della seduta.
Nella fotografia il ragazzo indicato dalla freccia è seduto correttamente, ma è in posizione molto arretrata rispetto al piano di lavoro. Gli avambracci sono appoggiati sulle cosce, le gambe a 90° rispetto alle cosce, i piedi non sono appoggiati al poggiapiedi e sono in leggera flessione rispetto alle gambe, verosimilmente per guadagnare spazio in altezza sotto il piano di lavoro. Questa condizione è abbastanza frequente e ci fornisce la dimostrazione che l'incongruenza tra le caratteristiche strutturali e dimensionali della postazione di lavoro e le caratteristiche antropometriche dell'utente, inducono quest'ultimo ad adattamenti obbligati; per mantenere, infatti, il tronco in posizione eretta il ragazzo deve allontanarsi dal piano di lavoro e rinunciare all'utilizzo del poggiapiedi.
Nell'ultima fotografia il ragazzo
contrassegnato dalla freccia è costretto, per guardare la
lavagna, a tenere il capo ruotato di 90° rispetto al tronco,
il quale presenta un'ampia angolazione antero-posteriore
rispetto al bacino (di molto superiore ai 90°), data dalla
posizione sdraiata assunta dal ragazzo e adottata,
probabilmente, per minimizzare il disagio provocato dalla
costrittività dell'impegno muscolare statico in questa
condizione posturale; le spalle sono appoggiate allo schienale
della sedia, addossata al margine dorsale del piano superiore
della postazione di lavoro retrostante. Gli avambracci sono
appoggiati sul taglio superiore del margine ventrale del piano
di lavoro, in posizione leggermente obliqua rispetto ad esso,
il che impedisce l'appoggio dei polsi e delle mani sul piano
di lavoro, le quali restano sospese in aria a qualche
centimetro di distanza dal piano stesso.
Anche le postazioni di lavoro con VDT, qui non riportate, presentano numerose incongruenze
ergonomiche costituite da: sedie prive di
qualsiasi elemento modulabile; la seduta e lo schienale non
sono regolabili (limitazione che diventa ancora più importante
se si considera la diversità dei valori antropometrici
riscontrati nella popolazione studentesca oggetto di studio);
lo spazio antistante la tastiera è ridottissimo e del tutto
insufficiente per un comodo appoggio degli avambracci
dell'operatore; il monitor è troppo alto rispetto alla linea
dello sguardo, ed è troppo vicino all'operatore per
l'insufficiente profondità del piano di lavoro; la
collocazione della postazione a ridosso della parete non
consente all'operatore un adeguato distoglimento dello sguardo
dal monitor per allentare la tensione dei muscoli oculari e
non consente una appropriata illuminazione naturale.
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