L'approccio partecipativo implica il coinvolgimento attivo dei beneficiari di un progetto fin dalla sua ideazione.
Il concetto di base dei metodi partecipativi è che un'attività di diagnosi di una realtà specifica non può prescindere dalla raccolta e dall'analisi degli elementi conoscitivi detenuti esclusivamente dagli attori/fruitori di quel sistema.
Una metodologia partecipativa non mira a disconoscere od
offuscare le competenze tecniche, bensì è un processo di
inclusione delle conoscenze dei fruitori del sistema nella
progettazione. Conoscenze e suggerimenti che sono
successivamente analizzate, elaborate ed integrate dai
professionisti.
Il campo principale di applicazione dei metodi partecipativi è
quello della progettazione urbanistica. Tra il XIX e il XX
secolo Patrick Geddes teorizzò un nuovo tipo di progettazione
della città che partendo da un recupero urbano e una
antesignana progettazione partecipata, ad esempio, la
trasformazione di una vecchia struttura in residenze
autogestite dagli studenti, arrivasse ad una pianificazione
della città e del territorio aderente alle esigenze dei
cittadini e in cui gli elementi fondamentali e generatori
erano il "luogo", la "gente" e il "lavoro".
Alla fine degli anni Settanta Christopher Alexander col suo
"Pattern Language" promuove l'idea di case, strade e spazi
comuni progettati dalla gente.
In realtà la partecipazione fra gruppi di cittadini e autorità
comunali negli interventi urbanistici, era già caratteristico
della città italiana medievale. A Firenze era prassi consueta
che le rappresentanze dei cittadini esponessero delle ipotesi
progettuali alle autorità, motivandone le esigenze pratiche e
prospettando le soluzioni urbanistiche; quindi, il consiglio,
messa ai voti la proposta, decideva l'esecuzione dei lavori.
Benché i metodi partecipativi siano stati utilizzati
principalmente nella progettazione urbanistica si rivelano
utili in tutti i casi in cui è necessario sviluppare nuove
conoscenze ai fini di una valutazione delle criticità del
sistema. Varie sono le tecniche di valutazione.
Nello studio in oggetto per la valutazione della percezione
soggettiva del comfort/discomfort si è utilizzata una tecnica
di visualizzazione tipica della progettazione partecipata:
utilizzando grandi fogli di carta su una parete vi si posizionavano dei cartoncini colorati sui quali gli alunni avevano scritto ciò che loro consideravano "problema", componendo un quadro di immediata visualizzazione e lettura.
Nell'applicazione di queste tecniche partecipative il facilitatore deve favorire l'emergere delle idee dei partecipanti senza influenzarli.
Nel caso in esame i ragazzi hanno messo in evidenza problematiche inerenti le dimensioni delle postazioni di lavoro, la loro disposizione nelle aule, la conformazione e lo stato delle stesse, le condizioni microclimatiche inadeguate, gli elementi fonte di insicurezza e di disagio, la scarsa piacevolezza estetica degli ambienti.
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