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Conclusioni

La sociologia e la psicologia hanno da tempo intuito l'influenza dell'ambiente, della forma, sui comportamenti umani.
L'ambiente scolastico deve essere bello e armonioso per linee e colori ed essere arricchito da materiali scelti con attenzione.
Quindi, rendendo l'ambiente scolastico e gli arredi che lo compongono ergonomici, si verifica un sostanziale miglioramento delle condizioni psicofisiche degli alunni.

Fra i molti pedagogisti contemporanei che hanno dedicato la loro attenzione allo spazio in relazione alla socializzazione e all'apprendimento, va senz'altro citato Pierre Vayer. Egli ha sperimentato personalmente varie soluzioni in più scuole e in situazioni in cui erano presenti in aula bambini disabili.
Egli indica che:

Il primo intervento possibile potrebbe essere l'istituzione di Programmi di educazione ergonomica, condotti da gruppi di lavoro multidisciplinari (architetti, ingegneri, sociologi, psicologi, pedagogisti e medici) che non si limitino a tenere dei corsi sull'ergonomia, sia agli insegnanti, sia ai ragazzi, ma che trasformino l'ambiente in programma pedagogico volto alla inclusione e al benessere psicofisico secondo un approccio olistico, senza tracciare linee di separazione tra le necessità fisiche e psicologiche, quelle culturali o quelle tecniche, o tra il benessere dell'individuo e quello del gruppo.

Le scuole elementari dovrebbero essere costituite da poche sezioni, al fine di garantire una più equa distribuzione sul territorio, ma anche per permettere la formazione di un clima di familiarità che crei il senso di appartenenza e di collettività nel bambino.
Per una scuola in cui il numero dei bambini sia limitato, e ove urbanisticamente sia possibile, si dovrebbero edificare strutture scolastiche estensive, di un solo livello e con uno sviluppo organico che comporti la perfetta integrazione dello spazio interno col verde esterno.

Le istituzioni dovrebbero impegnarsi a cambiare l'ambiente scuola ristrutturando gli edifici scolastici secondo principi ergonomici e di sostenibilità ambientale; dovrebbero trasformare le scuole, oltre che in ambienti atti allo sviluppo culturale e sociale delle future generazioni, anche in punti di incontro e di integrazione dell'area territoriale di pertinenza, rendendole centri di utilità sociale e di aggregazione a 360 gradi.
La scuola rimane, e deve rimanere, il luogo deputato alla corretta crescita culturale e civile del bambino. Quindi, la scuola deve essere strutturata in modo tale da favorire tutto ciò.

L'unico modo per abbattere i pregiudizi sulle diversità (dalle disabilità alle differenze culturali) è di non permettere che si formino in chi, come i bambini, né è privo.

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