Genere ed Ergonomia
in Ergonomia 'ingegneria dei fattori umani' e Sostenibilità
per la salute e la sicurezza
Differenze di genere e rischi ergonomici
di Sonia R. Marino e Silvia Doria
Le differenze di genere, a dispetto di quelle di sesso che afferiscono alla sfera biologica, sono di origine socio-culturale, conseguentemente correlate agli aspetti politici ed economici. Il genere è una istituzione, una relazione sociale, e agisce principalmente nel modo in cui le relazioni tra donne e uomini vengono definite.
L'ergonomia, o scienza del fattore umano, ha come oggetto l'attività umana in relazione alle condizioni ambientali, strumentali e organizzative in cui si svolge. Il fine è l'adattamento di tali condizioni alle esigenze dell'uomo, in rapporto alle sue caratteristiche e alle sue attività.
Ai fini dei cambiamenti culturali sarebbe consigliabile parlare di "esigenze dell'individuo o dell'essere umano", ma a dispetto di questa "discrepanza di genere " nella definizione, essa ci introduce all'importanza negli ambienti lavorativi della valutazione dei rischi ergonomici, dalla postura all'igiene ambientale, dal contenuto all'organizzazione del lavoro.
Genere e comparto edile
Il Testo Unico 81/2008 si apre, al primo articolo, con l'esplicita finalità di garantire «l'uniformità delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati». La sicurezza sul lavoro non è neutra e riconoscerlo permette di avviare un percorso di ricerca e tutela della sicurezza in un'ottica di genere, e nel rispetto dell'età e dell'immigrazione.
È essenziale iniziare a chiedersi come la sicurezza costituisca un fenomeno differente per corpi diversi. Un primo passo, non scontato, è partire dallo sgomberare il campo dalla presupposta neutralità degli incidenti e delle malattie connesse al lavoro (Gherardi, 2010), promuovere e supportare una partecipazione attiva delle donne e un loro coinvolgimento in quanto soggetto che si appropria della propria sicurezza sul luogo di lavoro.
In particolare occorre avviare al più presto ricerche e riflessioni per prendere provvedimenti in tutti quei settori lavorativi in cui è presente e crescente la partecipazione femminile fino a divenire preminente. Il settore edile delle costruzioni, infatti, si caratterizza, al 2011, per la presenza di circa 123 mila donne (elaborazioni Fillea su dati Istat) che in esso vi lavorano (tra dipendenti – il 67% sono impiegate, percentuali minori riguardano tecnici, operaie semplici e specializzate, dirigenti), rappresentando poco meno del 14 % degli occupati. Benché quella delle donne continui a essere una presenza ancora molto bassa nell'edilizia, il 7,3%, che sale a oltre il 27% nel comparto del legno e legno-arredo, fino a superare il 70% nel settore del restauro e dell'archeologia (Fonte Fillea Cgil, 2012). Nonostante questi numeri, il settore delle costruzioni rimane ancora fortemente performato e "costruito" al maschile (Connell, 1995; Doria, 2011) e necessita quindi di una ri-fondazione in cui le "differenze di genere, età e immigrazione" siano riconosciute e affrontate in modo appropriato e lungimirante, affinché la sicurezza sul lavoro sia davvero la sicurezza di tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Genere ed ergonomia nel restauro
Il comparto del Restauro presenta "molteplici singolarità". E' un ambito lavorativo vasto, inserito in numerosi settori, con rilevanti disomogeneità di contesto e con una filiera produttiva e dei processi differenziati in relazione al bene da restaurare. Al settore edile appartiene il restauro e la conservazione dei beni architettonici e lapidei.
I rischi ergonomici riscontrabili nel settore del restauro, sia edile che afferente ad altri settori, sono:
- muscolo-scheletrici
- psico-sociali
I fattori di rischio mucolo-scheletrico sono determinati soprattutto da:
- posture fisse prolungate (posizione eretta e/o seduta)
- movimenti ripetitivi e continui di un particolare segmento corporeo
- movimentazione manuale dei carichi
Le attività, a volte, si svolgono anche in condizioni estreme, determinate, ad esempio, dalla natura e conformazione del bene, come accade per le cupole o le strutture elevate, oppure per le condizioni ambientali e climatiche disagevoli che possono crearsi nei lavori esterni.
Il rischio di natura psico-sociale è ascrivibile, sia a fattori riscontrabili in altri comparti lavorativi, sia precipui delle attività di restauro:
- quantificazione della sicurezza della vita umana rispetto alla sicurezza del bene da restaurare
- stress lavoro-correlato
I fattori di rischio da stress lavoro-correlato sono indotti da condizioni ambientali, organizzative e di processo, di natura psico-sociale e culturale, problematiche di comunicazione. "Analisi ergonomica dei fattori di rischio nel comparto del restauro", Marino S., Romano C., Testasecca M., in: "Salute, Sicurezza e Formazione: Indagine sulle Attività di Restauro", 2008
Le condizioni di natura sociale sono probabilmente quelle di maggiore interesse per una valutazione dei rischi ergonomici nelle attività di restauro con una prospettiva di genere, benché di comparazione, riprendendo studi e analisi svolte per attività in cui si riscontrano l'insorgere di patologie analoghe. In questi studi, ad esempio, viene rilevato che l'insorgenza del disturbo muscolo-scheletrico spalla/collo mentre negli uomini è causato in prevalenza dalle attività fisiche svolte, soprattutto se necessitano di determinati sforzi fisici e se esposti a vibrazioni, nelle donne è negativamente correlato a sfavorevoli condizioni psico-sociali. Le problematiche muscolo-scheletriche nelle donne sono associabili anche allo scarso sostegno sociale in ambito lavorativo. E' dimostrata anche la correlazione tra le avverse condizioni psicosociali lavorative e l'insorgere di stati dolorosi, quindi fattori psico-sociali negativi (ad esempio, comunicazione inadeguata, rapporti di lavoro insoddisfacenti, cultura organizzativa non solidale) si trasformano, nelle donne, in insulti recepiti a livello fisico e alti livelli di dolore correlati al lavoro, e sono associabili anche a bassi contesti socio-economici (Fredriksson et al., 2000; Woods, 2005; Jablonska et al., 2006).
La valutazione dei rischi rispetto al genere è ancora da approfondire in maniera adeguata ed esauriente in tutti gli ambiti lavorativi, nel restauro è praticamente assente; le poche ricerche si concentrano soprattutto sulle problematiche per l'apparato riproduttivo e l'insorgenza di fenomeni teratogeni, e quindi, soprattutto dovuti a rischio chimico. Un'analisi ergonomica di genere deve considerare anche altri fattori che incidono diversamente sulle donne rispetto agli uomini. Gli standard sui limiti di esposizione al rumore, alle vibrazioni, al microclima, ecc., sono studiati sugli uomini; eppure il caldo in alcuni studi ha fatto osservare un aumento del metabolismo basale con diminuzione delle riserve energetiche, infatti l'aumento del tasso metabolico negli uomini avviene utilizzando un maggior dispendio di lipidi, mentre nelle donne con un maggiore dispendio di glucidi. E' auspicabile anche una maggiore attenzione alla progettazione delle attrezzature e dei dispositivi di protezione, che mediamente, e in particolare nell'edilizia, sono concepiti per il "lavoratore standard", uomo e al 95% percentile (Boschmann et al., 2003; Reale et al., 2009).
La correlazione tra il sostegno sociale e l'insorgere di patologie muscolo-scheletriche, precedentemente evidenziata e "applicabile" anche per le lavoratrici del settore Restauro, è sicuramente quella che coinvolge in maniera rilevante, e contemporaneamente, il contesto culturale, il sistema di welfare, l'organizzazione del lavoro e meriterebbe un approfondimento con la fondamentale collaborazione delle parti sociali.
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